Chiese in Piemonte
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Cathedrale di San Giovanni Battista Torino

 

Cattedrale di S. Giovanni Battista - Torino
La costruzione venne iniziata nel 1721, su progetto dell'architetto e stuccatore Giovan Pietro Magni di Castel San Pietro, che morì prima di vederla conclusa. Tutta la comunità si impegnò a edificare la chiesa, raccogliendo fondi necessari e lavorando anche di domenica, con il consenso del vescovo di Como.  Perciò, come ha scritto finemente Giuseppe Martinola, la chiesa è "la compendiosa immagine della virtù nell'arte della gente del luogo, la più mendrisiense delle chiese del distretto".

 

L'attuale Duomo sorge in uno dei punti più carichi di storia della città di Torino, a pochi passi dall'area latina e pressoché adiacente al Teatro Romano dell'antica Augusta Taurinorum.   L'area sacra, anticamente, era costituita da tre chiese, dedicate a san Salvatore, a Santa Maria di Dopno e, appunto, a San Giovanni Battista, principale fra le tre: si pensa, a tal ragione, che la consacrazione dell'edificio al Battezzatore sia da far risalire nientemeno che ai Longobardi, e con precisione ad Agilulfo (re dal 591 al 615), la cui moglie, Teodolinda, fece proclamare san Giovanni patrono del regno .

A tal proposito, è utile ricordare un fatto che particolarmente scosse la città del tempo, esattamente alla morte del re Rodoaldo, quando re Ariperto I prese il trono.  Duca di Asti, Ariperto I volle a succedergli i figli Pertarito e Godeperto, tra i quali scoppiò una cruenta lotta per il potere.   Garibaldo, duca di Torino, appoggiatosi a Grimoaldo, duca di Benevento, decise di sostentere Godeperto, almeno in apparenza: lo scopo era, evidentemente, il trono.  Giunto a Pavia, Grimoaldo assassinò Godeperto, mentre Pertarito scappava.  Convinto di non aver lasciato, così, tracce, Garipaldo si recò in San Giovanni, nella domenica di Pasqua di un anno non precisato, per assistere alla funzione: venne colpito alla schiena da un sicario di Godeperto che, così, vendicava il suo padrone.  A succedere al duca assassinato fu Ragimberto.

Via XX Settembre 87
101023 Torino



 

Basilica di Superga

Basilica di Superga
La storia della basilica è da far risalire al 2 settembre 1706, quando il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il principe di Carignano Eugenio di Savoia salirono sul colle per osservare Torino assediata dai franco-spagnoli.  Vittorio Amedeo, inginocchiatosi dinanzi ad un vecchio pilone, giurò che, in caso di vittoria, avrebbe edificato un monumento alla Madonna.

E così avvenne: dall'alba fino alle prime ore del pomeriggio del 7 settembre si scontrarono nei campi presso Lucento e Madonna di Campagna le armate francesi e piemontesi, e la vittoria arrise a questi ultimi.

Al termine della battaglia, ancora prima della fine della guerra in corso contro Luigi XIV, (Guerra di Successione Spagnola) Vittorio Amedeo, poi incoronato re di Sicilia, sciolse il voto e affidò la progettazione dell'edificio a Filippo Juvarra (1711).

L'edificazione della futura basilica iniziò nel 1717, e si protrasse per quattordici anni. Per tutto il periodo della costruzione, si arrivava alla sommità della collina (658 metri, la seconda più alta del Piemonte) mediante un pessimo sentiero sassoso, e tutti i materiali edili venivano trasportati a dorso d'asino.   Il 1 novembre 1731, alla presenza del re Carlo Emanuele III di Savoia, il tempio veniva inaugurato con una cerimonia solenne.

Nel 1800 (anno VII della Repubblica) si era avanzata l'ipotesi di trasformare la basilica in un "Tempio della Riconoscenza".   Le tombe dei Savoia, che erano ivi tumulate, rischiavano di essere traslate altrove per lasciar posto alle ceneri dei piemontesi caduti al fianco dei giacobini: nulla di ciò venne effettuato.

Nel 1884 è stata aperta una funicolare basata sul sistema Agudio che collegava la sommità della collina di Superga (a poche centinaia di metri dalla Basilica) con il quartiere Sassi in Torino. La linea, lunga circa 3,1 Km, è stata elettrificata e trasformata in tranvia a cremagliera nel 1934. La linea è tutt'ora in funzione con il materiale rotabile del 1934 (le motrici) e del 1884 (i vagoni).

Le mura danneggiate nel 1949 
Lapide commemorativa i caduti nel 1949.   La parte posteriore del complesso basilicale è stata colpita il 4 maggio 1949 dall'aereo in arrivo da Lisbona, che trasportava la squadra di calcio del Grande Torino, nell'incidente morirono i giocatori e i tecnici della squadra, i giornalisti al seguito e i membri dell'equipaggio. I muri distrutti dall'impatto sono ancora visibili, in quanto si è deciso di non ricostruirli.

Oggi il tragico evento è ricordato da un museo all'interno e da una lapide sul retro dell'edificio, meta di pellegrinaggi di sportivi e non; ogni 4 maggio infine si celebra una messa solenne in ricordo delle vittime.

Indirizzo: Strada della Basilica di Superga 73
101023 Torino

 

 

 

Abbazia di Fruttuaria


Abbazia di Fruttuaria

La storia del Comune di San Benigno Canavese è strettamente legata a quella della famosa Abbazia di Fruttuaria, fondata nel 1003 da Guglielmo da Volpiano.

L'abbazia, sorta in un'area all'epoca scarsamente abitata, all'interno della Selva Gerulfa attrasse intorno a sé una comunità dapprima di maestranze adibite alla costruzione dell'abbazia stessa mutatasi poi in comunità prevalentemente agricola sotto il controllo degli stessi Abati.

Nel 1019 Fruttuaria riceve in dono l'abitato di Visigulfa, posto probabilmente in riva al torrente Malone.  Questo insediamento è citato per l'ultima volta verso la fine del XIII secolo quando nei documenti si inizia a citare la "curtis" di Fruttuaria.  Un altro insediamento citato talvolta nella zona è quello di Dolfia la cui collocazione dovrebbe essere stata presso il Torrente Orco.

I primi statuti comunali della "villa veteris" di San Benigno risalgono al 1318.  Nel 1368 l'abitato occupava una vasta area ed era circondato da un fossato e dotato di porte ma non di mura (a causa della sua estensione).

Nel XV secolo l'instabile situazione politica della zona portò alla fondazione del Ricetto, dotato di mura, torri e porte e protetto da un fossato, addossato all'Abbazia, ed al progressivo spostamento della popolazione al suo interno.

Solo a partire dal 1600 inizia un nuovo spostamento verso le aree esterne al Ricetto verso quella chiamata "villa veteris".

Nel 1711 San Benigno, fino a quel momento sottoposto al controllo della Chiesa, viene occupato dalle truppe del duca di Savoia.  Nel 1741 il Papa cede infine ufficialmente tutto il territorio comunale al Ducato.

Racchiude al suo interno due abbazie, una del 1003 e l'altra del 1776; quest'ultima, eretta su commissione del Cardinale delle Lanze, è opera degli architetti Vittone e Quarini. Sotto il suo pavimento si snoda il complesso archeologico degli scavi che hanno portato alla luce le strutture dell'Abbazia di Guglielmo del 1003 e i suoi splendidi mosaici.

Piazza Cardinale delle Lanze
10080 San Benigno Canavese (TO)


 

Sacro Monte di Bemonte - TO


Sacro Monte di Belmonte


Antichissimo il Santuario di Belmonte, che si dice fondato per un voto alla Madonna dal leggendario Arduino, primo re d'Italia, per ringraziare la Vergine di una miracolosa guarigione che egli avrebbe ottenuto in Ivrea nel 1002 quand’era gravemente infermo. Tardiva invece la costruzione del Sacro Monte, realizzato nel Settecento dedicando alla Passione di Cristo 13 cappelle; purtroppo non tutte oggi conservano i gruppi statuari e gli affreschi originali.

Ai monaci benedettini che rimasero nel Santuario fino al 1326, subentrarono le suore di Santa Scolastica, dette anche suore benedettine, che vi rimasero sino al 1601, quando, in virtù di disposizioni emanate dopo il Concilio di Trento, venne deciso che i santuari delle suore non dovessero essere posti in luoghi romiti.


Un documento custodito in
Valperga narra di un evento miracoloso che sarebbe avvenuto proprio il giorno in cui le pie suore avevano deciso di abbandonare il convento per sistemarsi in Cuorgnè, portando con loro la statua della Madonna.  Racconta il documento che quando si iniziò a rimuovere la statua calò nella chiesa un buio profondo, mentre il viso della Madonna venne assalito da un intenso pallore.   I molti fedeli (alcuni dei quali sottoscrissero come testimoni il documento in questione) furono presi da grande spavento e capirono che la Madonna manifestava prodigiosamente la volontà – subito esaudita - che la statua fosse lasciata nel Santuario di Belmonte.

 

Il luogo è particolarmente suggestivo: uno sperone roccioso che domina il Canavese, con affioramenti di raro granito rosso e calanchi sabbiosi, ricco anche di antichi insediamenti e preziose testimonianze archeologiche, dalla preistoria all'Alto Medioevo.


Al 1960 risale la costruzione della imponente statua a San Francesco, opera in bronzo dello scultore Giovanni Vogliazzi di Vercelli, alta 4,50 metri e pesante 1000 kg.   Posta sul punto più alto del monte, la statua del santo pare interpretare – sospesa tra terra e cielo - il Cantico delle Creature inciso sul suo piedestallo

Località Trucchi
10087 Valperga (TO)
 


 

Sacra di San Michele


Sacra di San Michele


Una solida, fiera costruzione che è, al contempo, edificio religioso e militare. Un possente sistema dove alle mura del monastero e della chiesa si fondono, in un tutt’uno, solide architetture difensive.

Una grandiosa opera progettata per ospitare i pellegrini ma anche per scoraggiare i malintenzionati.  Tutto questo è la Sacra di S.Michele, l’edificio costruito sul Monte Pirchiriano e che, visto dalla bassa Val di Susa, pare elevarsi verso il cielo, quasi sospeso nel vuoto. Sembra che già i Romani avessero individuato nel Monte Pirchiriano un naturale punto di controllo della Val di Susa e che qui avessero edificato le prime strutture di guardia. Strutture ingrandite poi dai Longobardi che utilizzarono il Pirchiriano per potenziare il loro sistema difensivo delle 

Ma la nascita di un primo edificio religioso, una piccola chiesa-eremo, la si deve al vescovo di Ravenna Giovanni detto Vincenzo, giunto qui alla fine del X secolo.  Solo alcuni anni dopo arrivò sulla montagna colui che, investendo ingenti capitali, trasformò la chiesa in un grande tempio.  E’ Ugo di Montboissier, ricco signore dell’Alvernia, a cui era stato dato il compito di costruire, per ottenere il perdono dei suoi peccati, una grande abbazia. 

Nasce così la Sacra di San Michele che rappresenterà, nei secoli, il punto di riferimento di tutti i pellegrini che, superate le Alpi, entravano in Val di Susa per poi dirigersi a Roma o in Terra Santa. Da qui, infatti, passava un ramo della "mitica" Via Francigena, la pista che, a torto, è stata definita "l’autostrada del medioevo".  Mai affermazione fu infatti più errata, dato che la Francigena altro non era che un tracciato ottenuto raccordando strade e sentieri già esistenti. Infatti i pellegrini, dopo aver sostato alla Sacra di S.Michele, sicuramente riscendevano a valle e per far questo si servivano del miglior percorso esistente: quello, cioè, utilizzato dai monaci per 

L'edificio merita sicuramente la visita per ammirare il ripido Scalone dei Morti (così chiamato perché qui si esponevano, nelle cerimonie funebri, le salme dei monaci) che termina con la Porta dello Zodiaco, capolavoro della scultura romanica del XII secolo.  E poi la chiesa, in tre navate, con preziosi affreschi e il famoso trittico di Defedente Ferrari.  Dalla navata, tramite una scaletta, è possibile concludere la visita scendeno nella cripta, costituita da tre cappelle del X, XI e XII secolo

Via alla Sacra 14
10057 - S.Ambrogio di Torino (TO)

 


 

Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso - Torino


Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso -
Torino

E' situata a Buttigliera Alta, in provincia di Torino.Il nome del monastero combina la dedica a sant'Antonio abate e il toponimo di "Rivus Inversus", un canale situato a nord delle colline moreniche.

l complesso fu fondato nel 1188 da Umberto III di Savoia e dato in uso ai Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne, con l'intento di creare un punto di assistenza per i pellegrini e un centro di trattamento di coloro i quali erano afflitti dal "fuoco di sant'Antonio".  Con l'avvento dell'epidemia di peste della seconda metà del XIV secolo la precettoria ospiterà anche gli affetti da questa terribile malattia.   L'isolamento delle piaghe infette avveniva attraverso il grasso dei maiali per evitare l'espandersi dell'infezione.   Il richiamo all'iconografia di sant'Antonio abate è esplicita: il santo appare sempre accanto ad un maialino.

La precettoria fu rimodellata molte volte nel corso dei secoli, alterandone fortemente la forma originale.  Comprendeva inizialmente un ospedale, di cui rimane solo una facciata, la precettoria e la chiesa.   La chiesa stessa appare oggi nello stile gotico-lombardo, del rifacimento dei secoli XIV e XV.   Adiacente alla chiesa vi è il campanile, eretto in stile gotico dal 1300.

All'interno i muri sono decorati con numerosi affreschi a partire dal XIII secolo, alcuni dei quali dipinti da Giacomo Jaquerio agli inizi del Quattrocento.   Fra le opere di questo artista si conserva inoltre la scena "Salita al Calvario" nella sacrestia.  Nel presbiterio vi è un Polittico Defendente Ferrari del 1531, il quale include porte dipinte per la protezione dell'opera principale.

Nel 1776 papa Pio VI assegnò la proprietà della precettoria all'ordine Mauriziano, a cui è affidata tuttora.

Località Sant'Antonio di Ranverso
10090 Buttigliera Alta (TO)

 


 

Abbazia di Novalesa


L'Abbazia di Novalesa o abbazia della Novalesa è un'antica abbazia fondata nell'VIII secolo e situata nel comune di Novalesa, in provincia di Torino

Il primo abate del monastero fu nominato dallo stesso fondatore, ma in breve l'abbazia riuscì ad ottenere numerosi privilegi (grazie a Pipino il Breve e a Carlo Magno) tra cui anche quello della libera elezione dell'abate e il pieno possesso dei beni di fronte ad ogni autorità laica ed ecclesiastica.

Nell'817 Ludovico il Pio vi impone l'osservanza della Regola di san Benedetto.

Nel corso del secolo IX l'abbazia visse i suoi anni più intensi giungendo al culmine con l'abate Eldrado che resse l'abbazia tra l'820 e l'845.

Fu distrutta dai Saraceni nel 906, e i monaci si rifugiarono a Torino, dove passarono nella Lomellina e vi costruirono il monastero di Breme.  Tra i martiri della distruzione, i santi Giusto e Fabiano.

Fu ricostruita intorno all'XI secolo. I villaggi della Valcenischia, Ferrera, Venaus e Novalesa con il suo monastero, costituiscono una specie di minuscola diocesi autonoma che durerà per diversi secoli.  Nel 1646 agli antichi Benedettini succedono i Cistercensi riformati di San Bernardo che vi rimangono fino al 1798, quando furono espulsi dal Governo provvisorio piemontese.

Nel 1802 Napoleone affidò all'abate Antonio Gabet e ad altri monaci Trappisti di Tamié (Savoia) la gestione dell'ospizio sul valico del Moncenisio, per assistere le truppe francesi in transito.  Dopo la caduta di Napoleone, i monaci scendono e prendendo dimora nell'antico monastero.  Nel 1821 si uniscono alla Congregazione Cassinese d'Italia.

In seguito alla legge di soppressione del 29 maggio 1855 da parte del Governo piemontese, i monaci sono costretti ad abbandonare l'abbazia.  Gli edifici, messi all'asta, sono trasformati in albergo per cure termali, la biblioteca concessa al seminario, i manoscritti trasferiti nell'archivio di stato di Torino.

Nel 1972 il complesso monastico è acquistato dalla Provincia di Torino, che la affida ai monaci Benedettini provenienti da Venezia.   La vita comincia così a rifiorire.

Arte - Particolare di un cortile.Gli edifici conservano tracce di tutte le epoche passate.  Nella chiesa costruita nel secolo XVIII, sulle fondamenta di quella romanica pre-esistente, si notano residui di affreschi tra i quali è da notare la lapidazione di Santo Stefano (secolo XI). Le due ali superstiti del chiostro sono del secolo XVI.

Nei pressi del monastero ci sono quattro cappelle: di Maria (secolo VIII con rifacimenti del XI), di SS. Salvatore (metà secolo XI), di San Michele (secoli VIII e IX) e finalmente di San Eldrado (e San Nicola) che possiede due splendidi cicli di affreschi (fine secolo XI) con episodi della vita dei due Santi.

Borgata San Pietro 4
10050 Novalesa (TO)


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Sacro Monte di Crea


Sacro Monte di Crea
Realizzato alla fine del Cinquecento in aggiunta al Santuario pre-esistente dedicato a Sant’Eusebio, il Sacro monte di Crea comprende 23 cappelle e 5 romitori disseminati per il bosco e collegati tra loro da sentieri.  Le cappelle- fatta eccezione per le prime due dedicate a Sant’Eusebio - narrano la vita della Vergine e ospitano straordinari gruppi statuari a grandezza naturale realizzati dai fratelli fiamminghi Wespin, detti i Tabacchetti, e affreschi realizzati nei secoli XVI-XVII da vari autori, tra cui il Moncalvo, il Morgari e il Bistolfi.


Particolare attenzione merita la Cappella XXIII dedicata all’Incoronazione della Vergine, più nota come “Il Paradiso” realizzata su una pianta cilindrica che nella volta maestosa rappresenta l’incoronazione della Vergine in un tripudio di corpi, braccia, gambe e ali di angeli.  La Madonna è infatti circondata da oltre 300 personaggi - abati, vescovi, santi e sante, profeti ed eremiti, papi e re, frati e suore - seduti sulle nuvole che assistono all’evento.


La basilica, che si apre sulla piazzetta centrale con una grandiosa facciata dall’aspetto barocco, presenta un porticato continuo e ospita un mosaico che rappresenta l’Assunta.  L´interno, a tre navate, conserva numerose opere d´arte tra cui il ciclo di affreschi del Quattrocento rappresentanti il "Martirio di S. Margherita d´Antiochia", una tavola di Macrino d´Alba del 1503 e la statua lignea della "Madonna di Crea" del XIV secolo.

Cascina Valperone 1
15020 Ponzano Monferrato (AL)

 


Abbazia di Santa Giustina
Fu fondata nel 722 per volontà del re Longobardo Liutprando.  Ampliata nel 1033 dal marchese di Sezzadio, Oberto, raggiunse il massimo splendore tra il XII e XIII secolo, rimanendo in possesso dei benedettini fino al 1474.

La chiesa, dalla struttura romanica con elementi gotici, ha un'imponente facciata in cotto suddivisa da lesene e coronata da archetti pensili.  L'interno è a tre navate concluse da absidi, innestate direttamente sul transetto con volte a crociera del XV secolo.  Interessanti gli affreschi del XIV e XV secolo dell'abside e della volta e il mosaico pavimentale dell'XI secolo della cripta.  L'Abbazia di Santa Giustina fu di ispirazione all'artista Alessandrino Franco Sassi (1912 - 1993).  La ripropose in diversissime opere a "sanguigna" in bianco/nero, ad acquerello . Famosa quell'immagine che diede il titolo al primo libro patrocinato dalla Provincia di Alessandria "l'Immagine e il Sogno" del 1996, nel quale l'edificio è come avvolto da un turbine di vento e di luci.  Compare molto spesso nella serie: "I Paesaggi Medievali". E' stata una delle sue ultime fonti di ispirazione; dal 1990 sino quasi all'anno della morte.

Via Badia 53
15079 Sezzadio (AL)


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Abbazia di S Maria di Vezzolano


Abbazia di S. Maria di Vezzolano
L'ecclesia di Santa Maria di Vezzolano (nei pressi di Albugnano) nasce nell'XI secolo, nel fervido clima di riforma che vede in quegli anni sorgere numerosi altri complessi religiosi piemontesi.
Molto probabilmente contribuiscono alla sua fondazione un gruppo di famiglie di signori locali i cui interessi, non solo religiosi, gravitavano intorno al Vezzolano, località che, come hanno chiarito gli studi storici ed archeologici più recenti, fu luogo di insediamento fin dall'epoca romana.


Il nome stesso di Vezzolano ne denuncia l'origine antica, derivando dal gentilizio Vettiolus.
Già nel secolo scorso il complesso canonicale del Vezzolano suscitava la curiosità di viaggiatori e studiosi interessati a cogliere pittoreschi scorci medievali, filtrati dal fascino discreto delle colline del Monferrato e stimolati dai suggestivi aspetti che assumevano le forme artistiche nella transizione dal romanico al gotico presenti nel monastero.

La chiesa orientata, cioè con l'abside maggiore (l'unica autentica) rivolta ad est, aveva in origine una pianta di tipo basilicale, ovvero a tre navate, che venne modificata nel XIII secolo, quando la navatella destra fu trasformata in un lato del chiostro (nord).

Str. dell'Abbazia
14100 Albugnano (AT)

 


Santuario di don Bosco
Il tempio sorge sul Colle dove nacque, nel 1815, San Giovanni Bosco, che dedicò la sua vita e le sue opere ai giovani in difficoltà.

Fondatore degli oratori e, nel 1854, della società Salesiana, Don Bosco ebbe la sua prima apparizione all’età di nove anni dove, in un sogno, presagisce la sua futura missione: aiutare ed educare i ragazzi difficili.  Il santuario fu voluto dai Salesiani al termine della Seconda Guerra Mondiale, e la prima pietra venne posta nel 1961. L’intera struttura fu realizzata in pochi anni, ma solo dal 1984 è completamente agibile.

Il Santuario, progettato dall’ingegner Enea Ronca e dell’architetto Rubatto, è composto da due chiese sovrapposte, entrambe molto grandi, e una cupola.
La chiesa superiore, di linea moderna, contiene un grande organo a canne, e nella parete di fondo, sopra il presbiterio, è situata la statua lignea del Cristo Redentore Risorto, opera dello scultore Corrado Piazza, della ditta Demets di Ortisei.  In legno di tiglio e alta 8 metri, la statua rappresenta il richiamo al sogno premonitore che Don Bosco ebbe da bambino.
Nelle navate laterali sono disposte le quattordici sculture, anche queste in legno di tiglio, della “via lucis”; realizzate da Giovanni Dragoni.   Le statue descrivono le manifestazioni di Cristo risorto fino alla discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste.  Le iconografie sono invece del pittore Mario Bogani di Feganò.  E’ l’autore di sei tele che illustrano, in modo unitario e comprensibile, alcuni episodi fondamentali della vita e delle attività di Don Bosco per i giovani.
Inoltre, il pittore ha realizzato un grande affresco, posto in cima alla gradinata che porta al Tempio Superiore, che rappresenta i giovani di tutto il mondo affidati a Don Bosco, grazie a una composizione di volti.  Sui tre lati esterni del santuario sono situati tre mosaici, anch’essi opera di Mario Mogani, raffiguranti sempre Don Bosco.

La cripta, che ricorda il luogo della nascita di Don Bosco, contiene la reliquia del Santo.
La chiesa inferiore, invece, comprende dieci cappelle laterali e dieci altari, costituiti da vetrate che riproducono i Santi della tradizione Salesiana.

14022 Colle don Bosco (AT)
 

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Santuario della Madonna di Oropa


Santuario della Madonna di Oropa
Il santuario di Oropa è un santuario mariano - dedicato alla Madonna Nera - situato una dozzina di chilometri a nord della città di
Biella, a circa 1.200 metri di altitudine, in un anfiteatro naturale di montagne che circondano la sottostante città e fanno parte delle Prealpi biellesi.

Il santuario comprende oltre ad un Sacro monte (il Sacro Monte di Oropa), la chiesa originaria sorta sulla base di un antico sacello ed il santuario attuale vero e proprio dotato di diverse strutture destinate all'ospitalità di fedeli e turisti.

All'interno del santuario si trova anche un osservatorio meteo-sismico fondato nel 1874 per opera del padre barnabita Francesco Denza di Napoli (1834-1894), fondatore anche del Regio osservatorio Carlo Alberto di Moncalieri e della rete di oltre trecento osservatori nel Regno d'Italia.

L'osservatorio di Oropa fa parte della rete meteo regionale del Piemonte e della rete sismica sia regionale che nazionale.

Dal santuario è possibile raggiungere il rifugio Savoia (quota m 1900 circa) e da qui, in pochi minuti, il lago del Mucrone sul monte omonimo.  Salendo ancora con una cabinovia si arriva alla cima del monte Camino, a circa 2.400 metri di altitudine.

Via Santuario di Oropa, 480
13900 Biella-Oropa (BI)

 


Battistero di S. Giovanni Battista
Con il termine Sacro Monte, pur non essendovi una definizione univoca, si intende solitamente un complesso a carattere religioso connotato da: lo snodarsi di un percorso devozionale lungo le pendici di un'altura, in un ambiente naturale isolato e di rilevante interesse paesaggistico; 
la presenza di strutture (aventi una qualche monumentalità) come chiese, cappelle al cui interno si illustrano, con forme suggestive di espressività artistica (sculture, dipinti, ecc.), le scene connotanti in modo evocativo al percorso devozionale; una tradizione secolare di pellegrinaggi e di testimonianze di fede. 

I criteri indicati si ritrovano implicitamente anche nella seguente definizione:

« Un Sacro Monte è un complesso devozionale posto sul versante di una montagna con una serie di cappelle o edicole in cui vi sono rappresentate, con dipinti e sculture, scene della Vita di Cristo, di Maria o dei Santi.  Riproposizione della Nuova Gerusalemme, i Sacri Monti offrivano la possibilità ai pellegrini di visitare i Luoghi Santi con la riproduzione, in scala minore, degli edifici in cui si era svolta la Passione di Cristo.  Essi sono collocati su di una altura elevata, in una posizione appartata rispetto al centro urbano, in un ambiente più naturale, e vi si giunge prevalentemente mediante un pellegrinaggio » 


(Amilcare Barbero, ATLAS, Convegno Internazionale "Religioni e Sacri Monti"; Supplemento n.2 al n.137 di Piemonte Parchi - Giugno/Luglio 2004) 

Lo scopo dei Sacri Monti, che si cominciarono a costruire in Italia a partire dalla fine del Quattrocento, fu all'inizio quello di offrire ai pellegrini un'alternativa più sicura rispetto ai viaggi in Terra Santa; poi divenne quello di offrire ai fedeli un percorso di meditazione e di preghiera che si snodasse attraverso la rappresentazione per immagini della Vita e della Passione di Gesù; altre volte il percorso devozionale è dedicato alla Vergine ed ai "misteri" del Rosario, oppure alla Trinità, ed anche alla vita di alcuni Santi particolarmente venerati (segnatamente a San Francesco, oppure a San Carlo Borromeo), Alle cappelle si aggiungono solitamente chiese e santuari capaci di ospitare i pellegrini.

3812 Campiglia Cervo (BI)
 


Santuario di Graglia
Il Santuario del Sacro Monte e' sicuramente una delle opere architettoniche piu' interessanti della provincia di Biella ed e' consigliata una visita alla Basilica, caratterizzata da una cupola ortogonale dipinta dal Galliari (1870), e anche alla "Cappella degli esercizi" recentemente restaurata.  Imperdibili le quattro Cappelle risalenti al 1664 dedicate alla Nascita di Cristo e all'Adorazione dei Magi e la biblioteca che conserva una versione integrale dell'Opera di San Tommaso.

Via Campiglie, 1
13050 Graglia (BI)


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Abbazia di Santa Maria di Staffarda


Abbazia di Santa Maria di Staffarda si trova, a circa10 Km da Saluzzo in comune di Revello (CN), sulla strada per Cavour-Pinerolo: venne costruita attendibilmente a partire dal quarto decennio del XII secolo su terreni donati nei primi anni del XII secolo dal marchese Manfredo ai monaci cistercensi.

Nell’arco di poco tempo, nel corso del XII secolo, sorgono in area piemontese, derivate da La Ferté (che è una, assieme a Citeaux, Morimond, Pontigny e Fontenay, delle “madri” di tutte le fondazioni dell’ordine), quattro abbazie cistercensi: Lucedio (VC), Staffarda (Revello-CN), Casanova (Carmagnola-TO) e Rivalta Scrivia (AL); ma per prima, poco più a sud, su territori dell’appennino ligure un tempo appartenenti agli aleramici nonché tuttora in diocesi di Acqui, ne sorse una quinta: Tiglieto (Campo Ligure-GE).  Sono infatti Tiglieto e Lucedio i primi insediamenti cistercensi della penisola e, così come l’insieme di tutte le abbazie citate, naturale irradiazione dalla vicina Borgogna e originario principio della successiva irradiazione ad est e a sud.

Su questo territorio nel 1693 si svolse la sanguinosa battaglia di Staffarda, tra i piemontesi di Vittorio Amedeo II di Savoia e i francesi del generale Catinat, con danni ingenti alle strutture architettoniche dell'abbazia (in particolare il chiostro e il refettorio).

Nel 1750, con una bolla del papa Benedetto XIV, l'Abbazia, che era ormai da secoli eretta in commenda (quindi priva di una propria vita monastica: tra gli abati commendatari ci fu anche il cardinal Maurizio di Savoia), venne affidata all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, creato dai duchi di Savoia.

Sin dal 1968, Heinz Schomann effettuò ricerche sull’abbazia e recentemente ha quindi partecipato agli studi per il volume Guida all’abbazia di Staffarla e al Parco Fluviale del Po, Torino 1999, con un contributo specifico su L’ abbazia di Staffarda, redatto in collaborazione con Giuseppe Carità.

P.zza Roma 4 - Località Revello
2030 Saluzzo (CN)



Certosa di Santa Maria in Valle Pesio fu fondata dal Monaco Dom Ulderico dell'Ordine dei Certosini di San Bruno, nel 1173. Nel 1802 i Monaci furono cacciati da Napoleone Bonaparte. Nel 1840 la Certosa fu trasformata in stabilimento idroterapico.  A partire dal 1900 lo stabilimento chiuse e solo nel 1934 arrivarono i Missionari della Consolata di Torino che vi aprirono la sede del Noviziato.  Molto suggestivo è il Chiostro cinquecentesco, dalle eleganti colonnine romaniche, sul quale si affacciano le celle dei Monaci.  La Certosa è adibita ora a Casa di Spiritualità Missionaria, ed è un luogo di ritiro, meditazione e preghiera. 

Località Certosa di Pesio
12010 San Bartolomeo (CN)

 


 

Santuario di Vicoforte


Santuario di Vicoforte
Le origini del Santuario Regina Montis Regalis sono congiunte all'accorrere di migliaia di pellegrini attorno al pilone della Vergine, a partire dal XV secolo.  Il Pilone, opera di un artista locale del XV secolo, fu oggetto tra il 1590 e il 1595 di un involontario episodio di sfregio, da parte di un cacciatore che intendeva raggiungere la selvaggina intravista.  Turbato e addolorato per quel gesto involontario l'uomo appese l'archibugio accanto alla Vergine (l'arma è tuttora conservata in Santuario) e si fece promotore della sistemazione del Pilone.  Nacque una profonda devozione popolare, tanto intensa ed immediata che nell'arco di quattro anni si pose mano alla costruzione del Santuario.

Fu anche il fascino che il Pilone esercitò su Carlo Emanuele I di Savoia a dare una svolta alle tante iniziative che iniziarono a svilupparsi intorno all'immagine sacra: il duca sabaudo incaricò l'architetto Ascanio Vitozzi di realizzare un’opera in grado di lasciare il segno, un segno grandioso, "di romana grandezza", sul territorio. Il progetto maestoso - che celebrasse e legasse la grandezza sabauda e la devozione popolare - iniziò il 7 luglio del 1596.

Vitozzi (che morì nel 1615) né Carlo Emanuele I (spentosi nel 1630) riuscirono, però, a vedere il Santuario completato.

Solo nel Settecento ci fu una vera e propria rinascita del Santuario. Un altro architetto, Francesco Gallo, proseguì i lavori.  Così, nel 1731, si perfezionò il progetto della maestosa cupola ellittica.  Numeri colossali: alta 74 metri, con un diametro maggiore di oltre 36 metri ed uno minore di 25.

Conclusi i lavori di costruzione - che, in realtà, si completarono solo nel XIX secolo con le tre facciate ed i campanili - iniziò l' "avventura" della decorazione. Molti rinunciarono, altri non furono considerati all'altezza.

Quello che viene definito un "poema pittorico", una serie di affreschi che copre una superficie di più di 6000 metri quadrati, venne portato a termine nel 1752 da Mattia Bortoloni e Felice Biella.

Il Santuario si arricchì di un convento cistercense e di una Palazzata, posta proprio di fronte alla facciata della basilica.

I progetti di Carlo Emanuele I sono stati rispettati: il duca sabaudo - sepolto in una tomba all'interno del Santuario - voleva lasciare un segno grandioso ed il complesso del Santuario non disattende le sue intenzioni.

La figura del Santuario spicca, infatti, imponente nella cornice delle Alpi da una parte e delle colline della Langa Monregalese dall'altra.

P.zza Carlo Emanuele I 1
12080 Vicoforte (CN)

 

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Abbazia dei Santi Nazaro e Celso
Riprando, vescovo di Novara, membro della famiglia dei signori di Biandrate, fonda l’abbazia tra il 1039 ed il 1053 sui resti di un antico monastero.  Nel corso del Duecento, a causa della posizione strategica dell’edificio, il complesso viene fortificato e si impone a lungo come centro di ricchezza materiale e spirituale.  Agli inizi del XV secolo viene edificato un ricetto per proteggere i contadini dalle scorrerie dei briganti, mentre l’abate Barbavara decide di dare nuovo impulso all’abbazia ricostruendola sulla planimetria originaria, ma dando al complesso caratteristiche gotiche.  Soltanto il campanile e il quadriportico sono in stile romanico perchè non vengono toccati.

 

Barbavara fa anche costruire un palazzo signorile per ricevere ospiti illustri come Galeazzo Maria Sforza.  Alla sua morte, l’abbazia decade gradualmente e nel 1801, dopo la conquista napoleonica, viene venduta ai fratelli Isnard che la utilizzano come cascina.  Quando nei primi anni del Novecento si risveglia l’interesse della Chiesa per il complesso monastico, gli edifici sono riscattati da alcuni parroci che nel 1958 avviano i lavori di restauro. 

 

Oggi l’abbazia fortificata si presenta con un quadriportico a due piani in stile gotico-lombardo che precede la chiesa a pianta rettangolare divisa in tre navate.  La facciata, decorata con formelle in cotto, fa da cornice a un finestrone circolare che termina con tre pinnacoli di mattoni sormontati da croci.  Il chiostro che risale al XIV-XV secolo conserva sulle pareti del loggiato inferiore i resti di un ciclo di affreschi sulla vita di San Benedetto.  Per la costruzione della torre campanaria, alta 35 metri, sono stati utilizzati ciottoli di fiume disposti in strati orizzontali o a spina di pesce alternati a mattoni e pietre squadrate provenienti da edifici e tombe romane.

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8060 San Nazzaro Sesia (NO)



 

San Gaudenzio


Cupola di San Gaudenzio
La Basilica di San Gaudenzio fu edificata nel punto più elevato di Novara tra il 1577 ed il 1690 in seguito alla distruzione, ordinata da Carlo V, della vecchia Basilica esterna alla cinta muraria, esistente fin dall'841, situata all'inizio dell'attuale viale XX Settembre.

La progettazione fu affidata a Pellegrino Tibaldi, cui sono da ricondurre l'accentuato verticalismo dell'edificio e il senso di vigoroso plasticismo promananti dalla facciata e dai fianchi, mossi entrambi da nicchie, finestroni e colonne poderosamente aggettanti.

Da notare l'ingresso della Basilica, di monumentali proporzioni, e la porta in noce lavorato, con rosoni e teste di ferro fuso, opera di Alessandro Antonelli, autore dell'imponente cupola alta 122 metri.

Il campanile, alto 92 metri, è invece opera di Benedetto Alfieri e fu costruito tra il 1753 e il 1786.

Via Bescapè 11
28100 Novara


Badia di Dulzago

L'area attorno alla Badia di Dulzago, è poco più che un fazzoletto di terra; eppure propone un'interpretazione esemplare, nella sua completezza, del paesaggio della cosiddetta "alta pianura", nel punto in cui quest'ultima viene meno, per cedere alla zona delle risorgive e quindi alla "bassa".   

 

Il torrente serpeggia tranquillo tra olmi, roverelle, salici e macchie di boscaglia spontanea; fossi e brevi sentieri ritagliano ordinati campi di frumento, granoturco e foraggi.  Ma il podere è anche risaia, oppure marcita, grazie all'acqua che zampilla dai fontanili.

La strada supera una ferrovia e poi scorre tra fìlari di pioppi, costeggiando dapprima un cascinale, quindi puntando verso le prime ondulazioni moreniche dai terreni asciutti e ciottolosi, dove alligna la vite; l'orizzonte è chiuso dal bosco: betulle, aceri, robinie e ancora pioppi.   L'utilizzazione dell'acqua superficiale si realizza in un piccolo canale, antica mente destinato alla ruota del mulino; lo sfruttamento della falda freatica è affidato al pozzo.  In questo quadretto agreste svetta, come il "vigile cipresso" di Rio Bo, un bianco campanile. È quello della chiesa di San Giulio, nucleo vitale di una badia fondata, nel XII secolo, dai canonici della regola di Sant'Agostino.

Oggi, nel complesso abbaziale si entra da sud: un rustico acciottolato (percorrerlo in auto sembra quasi una mancanza di rispetto per il luogo) conduce alla chiesa, attraverso una successione di archi, a loro volta elementi di comunicazione tra il cortile delle vecchie scuderie e la corte del pozzo, detta anche dei Conversi.   Molte parti della badia risultano purtroppo degradate, come i palazzotti del '400 e del '500, le stalle e il chiostro.


L'antico e operoso centro di Dulzago sopravvive solo in poche famiglie che vi dimorano, nella chiesa di San Giulio ben accudita, nella caratteristica trattoria dallo stesso nome e nel mulino-riseria, posto all'ingresso del complesso.
   La piccola comunità locale è però consapevole della necessità di salvaguardare quanto resta della Badia, monumento che è testimonianza di fede e di storia. 



Frazione Badia di Dulzago - Strada Provinciale n.102
28043 Sologno - Bellinzago Novarese

 


 

San Giulio

 

Abbazia Isola di San Giulio
Le indagini archeologiche hanno dimostrato l'antichità della presenza umana, attestata dal Neolitico all'Età del Ferro.  Secondo la leggenda della vita di San Giulio in età romana il sito sarebbe stato abbandonato. È possibile però, benché manchino riscontri archeologici, che l'isola fosse un centro cultuale precristiano.  Ciò spiegherebbe, sia il motivo per cui l'evengelizzatore decise di costruirvi, verso il 390, la prima chiesa, sia il simbolo adombrato dalla leggendaria infestazione di serpi e draghi.  Tali rettili sarebbero quindi una allegoria del Male e, nel caso specifico, del paganesimo.  Le indagini archeologiche hanno messo in luce i resti di un'antica chiesa, datata tra la fine del V ed il VII secolo, fornendo base storica alla Leggenda.

Nell'Alto Medioevo la posizione strategica rese l'isola un importante centro difensivo. Una tradizione, tuttora dibattuta, identifica nel castello dell'isola, il castrum edificato da vescovo di Novara Onorato, citato dal poeta e vescovo di Pavia Ennodio (lib. II Carm.).

In epoca longobarda l'isola era certamente fortificata e, secondo la testimonianza di Paolo Diacono, vi risiedette il Duca Mimulfo.  Gli eventi bellici del 962, quando l'imperatore Ottone I assediò sull'isola per mesi la regina Willa moglie di Berengario II re d'Italia, portarono forse alla distruzione della chiesa primitiva.

Dal 1219 i Vescovi di Novara assunsero la piena sovranità sul territorio della Riviera di San Giulio, di cui l'isola era il centro religioso e amministrativo.  Le attività economiche si spostarono però gradualmente verso il vicino borgo di Orta, che nel corso del XVII secolo finì per dare il nome al lago, che nel medioevo era noto come Lago di San Giulio.  L'occupazione del castello ebbe un ruolo decisivo durante le turbolenze che videro gli abitanti della Riviera difendere accanitamente la propria libertà contro le scorrerie delle milizie mercenarie provenienti dal vicino Ducato di Milano nella prima metà del Cinquecento.  Nel 1841 il castello medievale fu abbattuto per far posto al nuovo grande Seminario Vescovile.

Una strada pedonale percorre l'intero perimetro dell'isola costeggiando le antiche case dei canonici, una delle più antiche fu di proprietà di Cesare Augusto Tallone, costruttore di pianoforti artigianali e accordatore di Arturo Benedetti Michelangeli.  Ogni anno vi si tiene un'apprezzata rassegna di concerti.

Nel 1973 venne fondato sull'isola un monastero benedettino, il monastero Mater Ecclesiae, nel quale vengono svolte importanti ricerche, studi e traduzioni di testi antichi.  Il monastero ha anche un laboratorio di restauro e centro di ricerca e studio sui tessuti antichi.  Da alcuni anni il monastero ha sede nell'ex seminario.

Via Basilica n.5 - Isola San Giulio
28016 Orta San Giulio (NO)

 

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Sacro Monte Calvario è il più settentrionale dei Sacri Monti, sia per collocazione geografica, sia per gli influssi culturali della vicina Svizzera. Il percorso devozionale si snoda dal centro abitato di Domodossola al colle di Mattarella.


L’avvio della costruzione del Calvario si deve ai padri cappuccini Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho, i quali nel 1656 danno inizio ai lavori per la realizzazione di un’opera che consenta ai pellegrini di rivivere la Passione di Cristo in una sorta di biblia pauperum.  Il progetto ottiene il consenso delle popolazioni locali, che contribuiscono con sostanziose offerte e mettendo a disposizione le proprie maestranze.


I temi del percorso catechistico-devozionale del Sacro Monte sono gli episodi della Via Crucis e la Passione di Cristo sul Calvario.  Nel 1657 viene realizzato il Santuario del Crocifisso, punto culminante del percorso devozionale, all’interno del quale sono poste due cappelle: Gesù muore sulla croce, la Deposizione.  Le altre cappelle vengono costruite negli anni seguenti in posizioni isolate, lungo la strada selciata che sale dalla città.  Quando, nel 1810, le soppressioni 
napoleoniche allontanano i Cappuccini, il Sacro Monte risulta ancora incompiuto. Nel 1828 l’arrivo di Antonio Rosmini, che fonda 

sul colle l’Istituto della Carità, dà un nuovo impulso ai lavori e permette di completare il Sacro Monte Calvario, il quale oggi è complessivamente costituito da quindici cappelle.  La dilazione degli interventi nell’arco di quasi due secoli, conferisce alle cappelle caratteri architettonici che spaziano dal barocco al neoclassicismo e hanno fra i protagonisti gli artisti Dionigi Bussola, Carlo Mellerio e Giovanni Battista de Magistris.


Borgata Sacro Monte Calvario 5
28845 Domodossola

 

 

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SS Trinità di Ghiffa


Sacro Monte della SS Trinità di Ghiffa
Il nucleo più antico è costituito dal Santuario dedicato alla SS. Trinità, costruito sulle mura di un antico Oratorio risalente ai secoli XII - XIII, oggetto di successivi rimaneggiamenti.  L'Oratorio, pur così modesto, doveva essere meta di frequenti pellegrinaggi.  Contribuì a questa crescita la tradizione che riconosceva nell'effige trifronte di Cristo un importante punto taumaturgico. 

 

Dal 1605 al 1617 venne realizzato il corpo principale del Santuario, mentre negli anni dal 1646 al 1659 successivi rimaneggiamenti portarono al quasi completamento dell'edificio, in concomitanza con la volontà di realizzare il complesso del Sacro Monte. Nel 1646 vi fu poi l'aggiunta del campanile e nel 1691 venne realizzato il porticato sul fronte della Chiesa.   Nel XVIII secolo si sopraelevarono i locali sul fianco della Chiesa per realizzare la "casa del Romito", abitata da un padre dei Trinitari che svolgeva il compito di custode del Santuario.  L'ultimo rimaneggiamento avvenne nel 1761, quando si sopraelevò il pronao conferendo alla facciata l'aspetto attuale.  La Chiesa si completò definitivamente nel 1904, quando l'abside venne circondata da un coro poligonale che ne ripete l'andamento. 

Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa
Comunità Montana Alto Verbano
C.so Risorgimento
28055 Ghiffa.


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Abbazia di Sant'Andrea
La basilica di Sant'Andrea è probabilmente uno dei monumenti più conosciuti della città di Vercelli.

Fu fondata nel 1219 per volontà del cardinale Guala Bicchieri e completata nel 1227.  Si tratta di un esempio precoce di architettura gotica italiana dei cistercensi. Il cardinale era stato legato pontificio in Francia e quindi aveva potuto ammirare le nuove cattedrali gotiche dell'Ile de France.

In essa si fondono in modo paradigmatico la tradizione romanica (rintracciabile nella facciata a capanna e nelle loggette ad archetti) e i nuovi influssi del gotico europeo.


V.le Garibaldi n. 90
13100 Vercelli



 

Sacro Monte di Varallo


Sacro Monte di Vallalo costituisce, tra i Sacri Monti esistenti, l'esempio più antico e di maggior interesse artistico.  Consta di una basilica e di quarantacinque cappelle affrescate e popolate da oltre ottocento statue ed è situato nel comune di Varallo, in Valsesia.

Assieme agli altri Sacri Monti situati tra il Piemonte e la Lombardia è stato dichiarato a Parigi il 4 luglio 2003 patrimonio mondiale dell'umanità.

L'area in cui sorge fa parte di una riserva naturale della Regione Piemonte, la Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Varallo.


P.le della Basilica Sacro Monte
13019 Varallo (VC)


Chiesa di Santa Maria delle Grazie
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo fu fatta costruire, assieme all'annesso convento francescano, da padre Bernardino Caimi tra il 1486 ed il 1493, in contemporanea con l'avvio dei lavori al Sacro Monte. 

Il complesso architettonico formato dal convento e dalla chiesa segue l’impostazione tipica degli edifici religiosi destinati ad ospitare i frati minori osservanti.   Lo stile della chiesa è il gotico, espresso qui in una versione alquanto sobria. 


Troviamo al suo interno la tipica suddivisione tra uno spazio riservato ai fedeli ed uno per i monaci, separati da una parete divisoria che giunge fino al soffitto (il "tramezzo"), retta da tre archi ogivali; quello centrale dà accesso all'aula riservata ai frati, i due laterali ospitano altrettante cappelle. Si tratta di un'impostazione che si vuole dettata dallo stesso Bernardino da Siena (denominata pertanto "modilo bernardiniano") . Sulla grande parete divisoria Gaudenzio Ferrari ha dipinto nel 1513 una delle sue opere di maggior valore artistico.

Una struttura decorativa simile, con il tramezzo interamente affrescato con scene della Vita di Cristo (spesso di rilevante qualità artistica) era tipica della culltura religiosa ed artistica del frati minori osservanti in Piemonte e Lombardia fra XV e XVI secolo: tra i tramezzi dipinti che si sono conservati nel tempo devono essere citate anche la chiesa di San Bernardino ad Ivrea, quella di Santa Maria degli Angeli a Lugano, quella di Santa Maria delle Grazie a Bellinzona e quella di San Bernardino a Caravaggio.


Il convento francescano aveva alla fine del Quattrocento un'ampiezza ben maggiore di quella che oggi possiamo osservare dalla piazza contenente il monumento a Gaudenzio Ferrari (opera di Pietro della Vedova, 1874).  L'antica costruzione comprendeva due chiostri, le celle per i frati, un refettorio, la biblioteca e i locali di lavoro (specialmente impiegati per la "fabbrica" del Sacro Monte).

Una serie di affreschi – oggi scomparsi o molto deteriorati – ornava le mure esterne del convento. Una Pietà ancora leggibile è ritenuta (con molte riserve) opera giovanile di Gaudenzio.

Dopo l'abbandono del convento, menomato dal tempo, da parte dei francescani all'inizio del XX secolo, molte polemiche hanno accompagnato lavori di risistemazione del sito con la costruzione della piazza ed il recupero di alcuni parti per scopi di edilizia pubblica.

Dal 1953 il complesso è sede delle Suore Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote.


C.so Roma n. 38
13019 Varallo (VC)



 

Lucedio


Abbazia del Principato di Lucedio
Dal grande cancello, che immette nella prima corte del Principato di Lucedio, è visibile la facciata della chiesa settecentesca di Santa Maria.   La demolizione della chiesa medievale originaria iniziò nel 1728 e solo dopo diversi anni si costruì il nuovo edificio religioso. I lavori, che presero avvio nel 1766 e durarono circa tre anni, furono promossi dall’ultimo abate commendatario di Lucedio, il cardinale Delle Lanze, e furono diretti dal capomastro Giovanni Battista Felli, su progetto di un monaco cistercense: l’architetto milanese Valente de Giovanni

 

La chiesa abbaziale iniziò a svolgere funzioni parrocchiali nel giugno 1787, quando venne dedicata per l’occasione a Santa Maria Assunta. Vittorio Amedeo III riconobbe il Beneficio Parrocchiale con Regie Patenti nel 1792.  La chiesa fu consacrata nel 1819. 


In passato, la chiesa ha accolto al suo interno diversi capolavori di arte pittorica. Nel 1499 uno dei protagonisti del Rinascimento piemontese, Gian Giacomo degli Alladi, conosciuto come Macrino d’Alba, realizzò, su incarico dell’abate commendatario di Lucedio Annibale Paleologo, il raffinato trittico destinato all’altare maggiore raffigurante la Madonna in trono col Bambino e angeli, S. Bernardo di Chiaravalle e Annibale Paleologo nello scomparto di sinistra e S. Giovanni Battista in quello di destra, ormai da tempo custodito nel Vescovado di Tortona. Sempre nella zona presbiteriale, furono collocate due pregevoli tele settecentesche: una attribuita al pittore Antonio Mayerle rappresenta l’Assunta e santi, l’altra realizzata da Pier Francesco Guala raffigura S. Benedetto e S. Scolastica; entrambe le opere sono oggi in deposito presso il Comune di Trino.

 
Viale Garibaldi, 90
13100 Vercelli

 

 

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